Dafne
Nel mito Dafne è inseguita da Apollo. La vergine scappa e quando il dio la raggiunge, l'afferra e si trova abbracciato ad un tenero arbusto. Questa Dafne è una ragazza che certo ha voglia di correre e di giocare, ma non ha bisogno di scappare e di soccorso. Ora è ferma e raccolta, nitida, di una fermezza bianca e fresca di dea, di statua lucente dentro alla nicchia scura. Porta con sé i tondi ritmi pulsanti di boschi e di alberi che sono peli e peluria della terra. Capelli d'attraente animale sensuale, di pura Maddalena, si fondono con una spina dorsale vegetale e sfuggente, compongono un vivo arabesco. In un giardino la vergine gioca: intreccia chiome di fiere con frasche arboree. Gioca col suo paradiso sospeso di corte accadica avvolta da forti figure animali, da rigogliose vegetazioni. Nella grotta della reggia assira, alla sorgente, si rinfresca la fanciulla dai capelli fluenti e porta un giovane arbusto in vaso. Dall'aria si fa spruzzare minute goccioline e pettinare il mare dei capelli, delle fronde. Essenza del luogo regale, linfa, anima di forze opposte e unite, interiori, non si vede in volto. Con tacita dolcezza Dafne porta un arbusto come un'amica che mostra un segreto a portata di mano e si nasconde il volto coi lunghi capelli.