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Tromba (Najade)

Nella sua casa, Diana era a letto seduta a gambe larghe sul cuscino, col maglione addosso e nient'altro, nell'ultima di una lunga fila di stanze. Attendendo il segnale smuoveva disinvolta i suoi pensieri come l'acqua con le dita, fuori col braccio dalla barca sul lago.
Tre trombe suonarono alla porta. Ecco: il segnale.
Infilò le mutandine per precauzione e si avviò verso la porta passando per un attimo lo sguardo sullo specchio. Si vide, si ritrovò di là. Erano proprio tre le trombe? Erano tre suoni distinti di tre trombe? Ormai era in piedi con maglione e slip, poco le costava dare un'occhiata. Ma esitò barcollante trattenuta dalla sua immagine. Qualche punto venne imbastito fra le due figure; un intreccio a prima vista provvisorio divenne inaspettatamente forte, compatto e definito, perfettamente biunivoco.
"Vedi - pensò tra sé e sé - siamo due in una, anzi, io sono due, sono dua. Ho udito tre trombe? Può darsi che prima abbia sentito tre trombe ma ora sono certa che fuori sono due. Come faccio, cosa decido?"
Senza pensarci scollò pieni e vuoti dallo spazio allo specchio posando semplicemente lo sguardo a terra.
Un leggero torpore la involse portandola dentro di sé. Si lasciò andare dentro. Partì un sospiro. Prese forma un'onda calda nella pancia, scese giù verso le gambe, e raggiunse i piedi. Come un'eco che non trova sfogo tornò su, ripassò il centro rinforzandosi e con la rincorsa raggiunse e invase il cervello svuotandolo di tutto. Poi uscì dalle orecchie e dissolse tutti i rumori esterni. Solo allora Diana percepì senza dubbio suonare, anzi fischiare, la tromba di Eustachio del suo orecchio destro.

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