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Vasie e animalie

APPUNTI DI GIORGIO FABBRIS

È capitato camminando sulla secca dell'Adige di scoprire tracce di civiltà molto simili a quelle scoperte alla foce del Danubio. Si tratta di fiumi importanti, che da millenni hanno segnato gran parte dell'aspetto orografico dell'Europa, in particolare dell'Europa dell'Est.
Questa volta la fortuna è toccata a me, caro Piergiorgio, con molta attenzione camminavo ai bordi dell'affiorante e precaria spiaggia guardando con curiosità che cosa affiorava, ancora indistinto, dalla sabbia.
Ero abbastanza distante dai paesi e ciò mi incuriosiva, perché non si poteva trattare di qualche incidente di trasbordo di materiale da una sponda all'altra. Ma più semplicemente di tracce di piccoli oggetti, che sicuramente erano evidenti reperti di insediamenti paleolitici che avevano per un lungo periodo vissuto lungo la riva dell'Adige.
Così, con un lungo bastone, cominciai a disvelare dalla sabbia una quantità notevole di sculturette, di amuleti, senza dubbio a valenza ambigua. La fattura era eccellente e sicuramente la quantità di elaborati denotava una produzione quantitativamente significativa per questi insediamenti prestorici.
Mi prese un'euforia pericolosa, perché la maggior quantità di manufatti affiorava a pochi metri dal corso dell'acqua con il pericolo di cedimento. Avendo con me una busta di plastica riuscii a riempirla quasi totalmente e per sicurezza mi allontanai dall'arenile e mi sedetti sull'erbosa sponda e cominciai a guardare attentamente le sculturette, simboliche con tratti enigmatici, ma anche con palesi soluzioni antropomorfe. Forse il compito di plasmare, cuocere e poi levigare era dato ad uno sciamano, che sapeva quali fossero i tratti da esaltare anatomicamente e quali soluzioni allegoriche astratte dare. Notevole era la versatilità delle sculturine, non solo fatte a mano, ma fatte per la mano, mano femminile con gibbosità benauguranti per la prole e mani maschili con tratti anatomici un po' pruriginosi. Forse lo sciamano era anche, e doveva esserlo, un buon gustaio erotico e questo si poteva dedurre dalla prolungata manomissione di certe parti anali ormai levigate nella struttura. Di certo non c'è nulla, anzi di certo c'è la bella scoperta, che, come accade spesso, rivoluziona il concetto di modernità.
Tenendo in mano a lungo questi “manipolatori d'azione” mi sembrava di sentire che il visivo non era preponderante, anzi lasciava il posto al tatto, al contatto, forse questi amuleti venivano legati alle varie parti del corpo per meglio compiere la loro funzione di trasmettere a pelle. Sembra che i folti capelli e le fluenti barbe fossero il ricovero notturno per non disperdere il flusso, la magia di tali oggetti. Sembra che in caso di smarrimento dell'oggetto, il responsabile fosse costretto a lunghi digiuni, in modo da poter ricordare attraverso i sogni i percorsi fatti nei giorni precedenti alla perdita. Potevano entrare in possesso dell'amuleto solo le ragazze nell'età puberale, mentre i ragazzi soltanto se riuscivano ad attraversare l'Adige a nuoto per un paio di volte. È poi certo che tutti dovevano almeno una volta al giorno levigare l'oggetto quasi a renderlo brancusiano. E poi si parla di modernità del '900, la modernità è uno stato mentale, dove vige la psicanalisi e dove la memoria viene programmaticamente dimenticata. L'importanza di dimenticare per i nativi dell'Adige era determinante, perché ogni giorno dovevano inventarsi quasi totalmente la funzione del talismano.
Certo, caro Piergiorgio, se tu volessi saperne di più, dovresti affrontare il testo di Marija Gimbutas “LE DEE VIVENTI”, nel quale c'è uno straordinario viaggio archeologico nei centri abitati del basso Danubio e dei Balcani, così come Malta, il Caucaso e le isole britanniche, vere e proprie culle di civiltà. Il testo è riccamente illustrato e questo ti porterebbe vicinissimo a scoprire quali sono i tuoi archetipi espressivi. Vedresti come le tue stupende sculturine sono una diretta emanazione di ciò che stava accadendo tra il 4000 e il 3000 a.C. .
Nessuna sorpresa da parte mia, non posso credere che le tue opere nascano da una “sola fantasia”, nel paleolitico il corpo partenogenetico femminile crea da sé la vita. La dea è essa stessa la terra e la natura, pulsante con le stagioni. Questo porta a segnalarti che le tue opere ti appartengono solo in parte, tu sei lo straordinario strumento accordato per percepire vibrazioni che arrivano dal paleolitico. Devi fartene una ragione, è il fiume Adige, il Danubio, che ha turbato i vari insediamenti, costringendoli a istoriare forme astratte, simboliche con cenni realistici, per affrontare la vita precaria. Ora le tue sono l'ultima generazione del tormentato iter vita, morte e, senza dubbio, erotismo. Sono fortunato ad averti scoperto lungo l'Adige in un banale giorno di magra, dove l'Adige ha deciso di farci capire qualche cosa in più.
P.S. Poi va finire che Maurice de Vlaminck mostrò ad André Derain una maschera africana e disse: “È bella come la Venere di Milo”. “No, è più bella”, disse Pablo Picasso nella Parigi nei primi dell'900 e Amedeo Modigliani in un blocco di pietra mise insieme Medioevo italiano e Arte africana, aggiungendo Brancusi e Cézanne e forse i prigioni di Michelangelo …
Così va a finire.
Ciao
Tuo Giorgio Fabbris
30-3-2025

 

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