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OGGETTI REALTUALI ...2015...

 

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OGGETTI REALTUALI. Testo di Carla Riccoboni

Se pensiamo alla geometria, istintivamente ci vengono in mente forme perfette come cubo, sfera e cono, fatte di superfici piane o curve, con base e altezza misurabili, interno e esterno ben definiti: pensiamo cioè in termini di geometria euclidea.

Esistono invece altre geometrie che sconvolgono questi concetti spaziali.

Se immaginiamo una superficie che si muove plasticamente nello spazio, curvandosi, deformandosi, avvolgendosi su se stessa, una superficie infinita, ma allo stesso tempo finita o viceversa, entriamo nel mondo magico di Piergiorgio Cremasco e nei paradossi della topologia. Il Nastro di Möbius, l’Otre di Klein e il Toro sono le figure di riferimento di questo rapporto finito/infinito che stanno alla base del lavoro dell’artista.

Gli studi di figure topologiche iniziano nel 1994 dopo un lungo periodo dedicato ai moduli geometrici, agli arabeschi, alle composizioni e scomposizioni di volumi euclidei.

Il passaggio dalla geometria (dal greco: misurazione della terra) alla topologia (dal greco: studio dei luoghi), è ricco di significato e rappresenta l’evoluzione verso una conoscenza più profonda e misteriosa che si può intuire attraverso la riflessione e la contemplazione ed esprimere solo simbolicamente.

In questo ambito Piergiorgio cerca un ordine, un filo conduttore e analizza metodicamente le variazioni possibili di quelle figure paradossali, alternando disegno, manipolazione plastica e studi di grafica 3D, rivelando la capacità di declinarle e coniugarle in forme scultoree straordinarie.

L’arrivo della stampante 3D apre la possibilità di passare dal virtuale al reale e soprattutto di riprodurre, variare , creare e ricreare le opere in materiali diversi (resine, metalli) e in varianti di scala, anche molto piccole.

Alcune sculture diventano gioielli: “Bottoni” ed “Anelli" arricchiscono così la collezione di oggetti REALTUALI, parola contratta da reale e virtuale che rivela ironicamente l’essenza ineffabile della sua poetica.

Marzo 2015

Carla Riccoboni

 

LE SCULTURE CHE SAREBBERO PIACIUTE AD EINSTEIN. Testo di Giorgio Fabbris

"Le cose che vediamo sono fatte di atomi. Ogni atomo è un nucleo con intorno elettroni. Ogni nucleo è costituito da protoni e neutroni, impachettati stretti. Tanto i protoni che i neutroni sono fatti da particelle ancora più piccole, che il fisico americano Murray Gell-Mann ha battezzato «quarks», ispirandosi ad una parola senza senso in una frase senza senso «Three quarks of Muster Mark!» che appare nel Finnegans Wake di James Joyce. Tutte le cose che tocchiamo sono fatte quindi di elettroni e di questi quarks".
Così argomenta il fisico teorico Carlo Rovelli in “Sette brevi lezioni di fisica”, e questo può aiutarci a capire, a sostanziare ciò che vediamo, ciò che tocchiamo, indipendentemente che si tratti della penna Bic con la quale sto scrivendo, o della Pietà Rondanini di Michelangelo. I principi fisici sono universalmente validi.
Perciò la parola “realtuale”, che teoricamente designa la convivenza fra reale e virtuale, usata da Piergiorgio Cremasco per la sua ultima produzione di oggetti-sculture è insensata, forse stimolante poeticamente per un paradossale gioco semantico, ma fuorviante quando è usata per qualsiasi cosa visibile, toccabile, … reale. Tuttalpiù potrebbe essere usata per la performance di un bravo illusionista o per un prestigiatore professionale che con appropriati e scaltri trucchi procura un miraggio, un simulacro di ciò che è reale, insomma una convincente illusione ottica.
A parte il mio dissenso verso questo infelice neologismo, resta il fatto che la realizzazione plastica delle sculture di Cremasco mi ha procurato sensazioni estremamente positive e soprattutto spiazzanti, stimolando piacere, meraviglia, curiosità per le soluzioni enigmatiche che contengono.
Sono serbatoi di gelida conflittualità, sia plastica che in parte simbolica.
Sono piccole sculture in cerca di spazio perché quello che abbiamo è inadatto a ospitarle. Opere che, estromesse dallo schermo del computer, sembra desiderino solo farvi ritorno.
Cremasco le ha create virtualmente, e felici le vediamo compiere le loro plastiche evoluzioni nell’astrattezza dello schermo.
Però Cremasco le ha create anche fisicamente, e qui le cose si complicano perchè, una volta partorite, mi sembra che egli sia in difficoltà per la loro collocazione terrestre. Infatti egli me le mostra tenendole in mano come una “levatrice”, ma poi … non sa dove posarle, dove farle sostare. Colpa dell’abuso del virtuale? In parte si, particolarmente nell’ambito artistico, dove si sta riducendo sensibilmente la produzione di fantasia “elementare” a favore della stupefacente e illimitata fantasia virtuale, preconfezionata e di sicuro effetto (effimero), una bulimia retinica crescente, dove stupire è diventato più importante che stupirci.
Sembrerebbe che l’itinerario ideativo espresso con matita su carta non sia poi così diverso nel caso il supporto sia lo schermo del computer: due idee espresse entrambe attraverso immagini virtuali. Però i disegni di Leonardo, i bozzetti del Canova, i tumultuosi grafismi di Giacometti, o i segnacci di Kounellis, cercano sempre una conferma fisica, mentre le forme che appaiono nello schermo del computer non cercano niente, sono soddisfatte di stare dove sono, non cercano verità pericolose.
Comunque quello che mi interessa del progetto cremaschiano è il passaggio dall’illusione ottica alla fisicità, è il passaggio plasticamente destinato allo spazio gravitazionale; allora la virtualità che si oggettivizza non è più virtualità … la realtà non è un gioco retinico...
Però il computer in mano ad un artista (che lo sappia usare bene) porta, a mio parere, ad una intrinseca deriva seduttiva, connaturata al mezzo che vomita colate di immagini più attraenti del canto delle sirene.
Rispetto alla visione da “mago”, da prestigiatore computerizzato di Cremasco, mi ha colpito la transustanziazione capovolta che egli attua...
Come due demiurghi a convegno, nel suo appartamento ci siamo seduti ad un anonimo tavolinetto, uno di fronte all’altro, e Cremasco, con ironia e umiltà da rappresentante di segni astrofisici, ha estratto con calma da una scatola, che avrebbe potuto contenere foto di famiglia o anche pregiati biscotti, ha estratto dicevo le sue “sculture”, i suoi “bottoni” … sistemandoli in fila indiana sul tavolo. Decine di oggetti, i quali si sono materializzati dopo l’obliante non essere del computer … hanno cominciato a vivere la vita vera, cioè si sono palesati nello spazio-tempo, diventando finalmente palpabili ma poco rassicuranti nella loro enigmaticità, forse anche un po’ contrariati dell’ordinario supporto.
Però c’è del positivo in questa situazione spaesante, la quale ha fatto emergere, soprattutto per le sculture, imbarazzanti sensazioni di presenze algide, sfuggenti, che non cercano sostegno, se non quello provvisorio della mano che le sostiene, le ninnola quali preziosi reperti del futuro, o escrescenze di una mente straordinaria, pregna di geometria, topologia, di numerologia, ecc. Piccole sculture che sembra conoscano la relatività, piccole sculture che sarebbero piaciute ad Einstein, e che sicuramente vogliono fluttuare nella “cosmica medusa”.
Cremasco è un artista che forse ha scoperto l’inconscio della materia, e con ciò l’ansia esistenziale della fisica instabile delle particelle impacchettate in neoforme. Tutto va bene quando le forme sono sullo schermo “psicanalitico” del computer, dove si raccontano fluttuando e volteggiando, mostrandosi nell’illimitato numero di scansioni visuali. Tutto si mostra perché niente va oltre il sogno. In fondo chiedono asilo allo sguardo, ma non vorrebbero bucare e uscire dallo schermo.
Stavano tranquille le sculture di Piergiorgio, con sfilate esibizionistiche al di la dello schermo. Però ora Cremasco, giustamente, dopo averle materializzate cerca di farle socializzare, ma si ritrova di fronte alla ritrosia insita nella forma delle neo sculturine cresciute in uno spazio virtuale … non sa dove metterle; forse solo chi si destreggia con la “relatività generale” saprebbe consigliarlo.
Diversamente dai suoi predecessori “classici”, artisti che creavano “l’urna e il pitale”, cioè la scultura e il suo habitat, Piergiorgio, con la sua euforia creativa, premuto da visioni notturne, dopo aver studiato e immaginato, in simbiosi con il computer, ha creato tanti “pitali” ma nessuna “urna”, così, come dicevo, egli estrae queste neonate sculture da una banale scatola e le dispone sul tavolino o le tiene in mano con fare dubitativo. Questo mi interessa, ripeto, perché si capisce che ci si trova davanti ad oggetti destinati ad un altrove, oggetti instabili fuoriluogo, senza fissa dimora … delle sculture disadattate insomma.
Potrebbero infine cercare il buco nero.
Che fare? Forse è meglio accendere il computer-acquario e guardarle stare benissimo in un non spazio. Oppure una volta materializzate (fuse), vederle confuse … belle ma instabili, affannarsi a cercare asilo antigravitazionale; insomma, se non accudite, suicidarsi.
Io una mia opinione me la sono fatta, sorretto dalla grande stima che ho per Cremasco (non certamente perché mi sappia destreggiare con la relatività): consiglierei Piergiorgio di suggerire agli eventuali acquirenti dei “bottoni” di tenerseli saltuariamente in tasca, e furtivamente ogni tanto palparli quali neo amuleti, per il piacere della mano, ma anche perché indubbiamente portatori di una sacralità laica. Forse i suoi oggetti sono dei portafortuna, dei medicamenti, per noi che sapendo tutto-niente potremmo trovare conforto in queste forme nate per un altrove, ma, come noi del resto, costrette a esistere fra le mani di un destino ignoto. Per le sculture vale la stessa prassi, ma solo da espletare in casa, e al posto delle buie tasche una bella scatola anonima, così lo stupore, una volta aperta, crescerebbe … nell’estrarre forme destinate al vuoto galattico.
Essendo ciò impossibile, alle mitiche “sculture di Einstein” non rimarrebbe che rientrare nella scatola atomo.
Devo ammettere infine che qualche senso si può trovare anche alla brutta parola “realtuale”, cioè quello di evidenziare che può esistere un complesso edipico del computer una volta che vengono materializzate le beate forme da lui protette: il virtuale perdendo la sua verginità diventa finalmente reale.

Giorgio Fabbris

Pavia, luglio 2015

PRIMI STUDI DI MANI TOPOLOGICHE PER GLI ANELLI DI PIERGIORGIO CREMASCO. Studi di Danilo Balestro

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L’arte real-virtuale di Cremasco dal 3D al vernissage solo on line - Articolo di Floriana Donati - Giornale di Vicenza 06 SETT 2015

LA BOTTEGA VIRTUALE. Testo di Adriano Tomba

Caro Piergiorgio,

mi chiedi da tempo un commento sui tuoi oggetti "realtuali". Questa tua amichevole insistenza un po' mi sorprende perchè - mi chiedo - cosa pensi io possa aggiungere a quanto già hanno scritto con lucida sensibilità Giorgio Fabris e Carla Riccoboni? Se il lavoro artistico trae origine dai recessi più profondi e segreti dell'essere umano, come posso io "commentare" le tue opere visto che ci conosciamo così poco?
Ho sempre nutrito una certa curiosità per la tua persona schiva, ma anche enigmatica. Mi ricordo la tua prima mostra fotografica negli anni Ottanta del secolo scorso. Il tuo lavoro fotografico era già allora assai diverso da quello dei fotografi attivi a Valdagno in quel periodo. Evidenziava già la tua indole incline alla sperimentazione e alla ricerca che ti avrebbero portato via via verso la produzione di opere, non solo fotografiche, concettualmente sempre più complesse e intriganti, fino alla realizzazione dei tuoi oggetti "realtuali" che costituiscono, a mio parere, l'approdo logico delle tue ricerche pluridecennali.
Del resto, non me l'hai confessato tu, recentemente, che il nastro di Moebius e le opere di Escher te le porti dentro da sempre? Perciò i grandi progressi compiuti nel campo informatico: hardware sempre più potenti e software sempre più sofisticati, nonchè l'avvento delle stampanti 3D, ti hanno trovato pienamente preparato a cogliere le potenzialità creative e tecniche delle nuove macchine. Ma queste macchine non sono state per te l'occasione per una sorta di ubriacatura tecnologica fine a se stessa.
Tu, con il tuo solido bagaglio culturale e sperimentale, non potevi cadere in questa trappola.
Bene ha scritto Giorgio Fabris nella presentazione della tua mostra "Labiritmi" (2008): «Ti ho visto, caro Piergiorgio, fortemente collegato alla bottega rinascimentale, anche se c'è grande solitudine nel tuo decennio di ricerca dato che la bottega-cantiere è il computer con le sue esigenze segreganti, che non hanno però smorzato la tua modalità di elettrizzante e spasmodica voglia di sperimentare. Credo che la tua "forma mentis" ti imponga l'approccio rinascimentale, dove le problematiche esistenziali e sociali venivano risolte dall'artista con canoni matematici e con geometrie, senza che il risultato diventasse freddo calcolo, ma addirittura prassi per capire che la psiche ha la sua forma, e che anche lo "spirito" può essere misurato, rappresentato con strutture appropriate, non aleatorie, ma frutto dei benedetti numeri che tutto sostengono.» Cosa aggiungere a questo affresco perfetto?
Concludo con una domanda. Tutti e due siamo affascinati dalle architetture create da Zaha Hadid nelle quali pieni e vuoti, sotto e sopra, dentro e fuori, si fondono in fantastiche strutture fluttuanti dove non sono più le forme euclidee a dominare, ma sempre più le forme topologiche. Tu non hai mai immaginato di collocare un giorno tue sculture in un contesto urbano o sopra una collina?

Luglio 2016

Adriano Tomba

Storia

Gli studi di figure topologiche (1994-95-96) nascono dal voler capire se una superficie appartiene al piano, al nastro di Moebius, al toro, all'otre di Klein e dal desiderio di trovare con metodo altre forme corrispondenti a queste superfici.

É una ricerca che ha come filo conduttore costante la curva continua e la superficie che si avvolge su se stessa.

Dagli studi ogni tanto emergono forme che ritengo oggettivamente più significative, allora le concretizzo in piccole sculture in terracotta (vedere sculture topologiche).

Il metodo di ricerca non è soltanto grafico, è una alternanza di disegno e manipolazione plastica. Dall'oggetto in plastilina passo al disegno e viceversa, in una incessante ossessiva rincorsa di qualcosa che non so definire se non come forte attrazione verso un'idea di continuo elastico infinito che queste forme racchiudono, esprimono... di cui sono il simbolo...

Le poche sculture eseguite in terracotta sono in un certo senso il succo estetico concreto di questa ricerca, ma non è questa l'unica finalità degli studi: essi contengono il senso del tentare di catalogare le variazioni, di cercare un ordine nel mondo delle forme e, cercando, di trovare qualche filo conduttore, un filo che può portare a qualche scoperta.

Ad un certo punto (fine anni '90) il mio interesse si orienta verso l'informatica applicata al 3D. Lo stimolo più forte allo studio è stato senza dubbio quello di ricreare le forme osservate ed eventualmente di crearne di nuove. Mi attraeva l'idea di vederle in una dimensione staccata, distante, visivamente concreta ma del tutto virtuale: allora non avrei più fatto sculture manualmente. All'inizio riuscivo semplicemente a progettare forme superficiali, senza spessore, valide da qualche punto di vista, come fossero stampe, non propriamente oggetti a tutto tondo.

Nel 2013 risolvo lo spessore delle forme, che diventano finalmente solidi oggetti virtuali. Da qui a riportarle alla realtà il passo viene compiuto dalla stampa 3D. Questa data è come una rinascita o anche semplicemente un rinfresco: ricreo le mie sculture e le posso riprodurre, do spessore agli oggetti superficiali e li chiamo bottoni, creo anelli con forme derivate dagli studi topologici o anche più libere.

 

end faq

Questa è la mia prima mostra on-line composta da quattro sezioni: anelli, bottoni, sculture, appunti. É il risultato di un lungo percorso che mostra dove sono giunto ma non credo che sia concluso. Se sei interessato a vedere gli oggetti che creerò in futuro puoi scrivermi e ti terrò informato. Comunque i nuovi oggetti inseriti in questo sito saranno pubblicati anche in Facebook.

Come in ogni mostra che si rispetti c'è un libro delle presenze in cui puoi lasciare una firma e un evetuale commento. Mettilo qui di seguito e ti ringrazio fin d'ora.

Se sei interessato all'acquisto puoi contattarmi. Altre info le trovi nella pagina intro-sculture.

Se ti è piaciuta la mostra invita i tuoi amici a visitarla.

Grazie e buona visione.

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Tengo a precisare che le immagini nella cartolina sono semplicemente illustrative e non corrispondono completamente agli oggetti realizzati in questa mostra.

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Un sentito grazie a tutti voi amici e conoscenti che avete scritto un pensiero su questa pagina. Se qualcuno volesse mandarmi dei commenti lunghi è sufficiente che li spedisca alla mia email e li pubblicherò separatamente, come già fatto per Visentin e Fazia. Un caro saluto a tutti.

Qui di seguito riporto i "commenti lunghi" che mi sono pervenuti.

01/04/2015 - "Considerazioni" di Guido Visentin

L’opera di PierGiorgio Cremasco, in toto, evoca introspezioni testardamente archetipe che dai suoi vecchi appunti topologici si sviluppano in travestimenti sensualmente californiani per poi scivolare nella china di atteggiamenti elusivamente grotteschi. Nel contesto del suo sistema integrato (come affermava Olivio Kunz, inventore del gamelometro) il bisogno emergente che si intuisce nella tensione creativa di P.G. non pregiudica il superamento di ogni ostacolo ma, se mai, recupera, ovvero rivaluta, un ineccepibile salto di qualità. Il suo approccio programmatorio, al di là delle contraddizioni e difficoltà iniziali, attualizza e concretizza, quale premessa indispensabile e condizionante del suo modello di sviluppo, l’appianamento di discrepanze e discresie esistenti. Le sue ultime opere Realtuali portano avanti, infatti, la ricognizione della domanda non soddisfatta di tutti coloro che, seguendo da tempo il suo percorso, aspettano l’annullamento di ogni ghettizzazione. Chi potrebbe negare che le sculture e gli oggetti Realtuali del Cremasco non siano in grado di estrinsecare le linee di tendenza in atto da una prospettiva sordidamente velleitaria? Di fatto lo sviluppo dei suoi progetti maschera una violenza maliziosamente picaresca tramutandosi di volta in volta in commoventi invenzioni dagli arabeschi abissalmente scabri ed è evidente che nel suo metodo creativo evoca un rapporto fra struttura e sovrastruttura vibratamente traboccante. In termini di efficacia articolata e non totalizzante, l’arte di P.G., attivando ed implementando, a monte e a valle della sua coerenza, l’uso di materiali diversi, non riesce ad evitare una catarsi avventurosamente mitteleuropea. Ma poco male perché nel contesto generale del suo lavoro l’Artista ricade in un travestimento epigrammaticamente autobiografico ma mai deludentemente provinciale. Anche se la sua introspezione (vedi gli appunti) degenera spesso in un affresco cautamente “deracineè” giunge, comunque, ad un catalogo foltamente latitante mascherando, a volte, sfide lucidamente tortuose. Non una sola opera del Cremasco è priva, ad un livello accortamente vernacolare, di un senso estetico che armonizza i poli opposti. La sensazione irruentemente fatiscente evocata dalle sue forme in cui il “tondo” prevale si trasforma subito dopo il primo impatto visivo in un groviglio vertiginosamente incalzante. Nemmeno al critico d’arte meno esperto può sfuggire la vocazione pittorescamente apocalittica del percorso artistico di PierGiorgio Cremasco! E già dai primi appunti che si intuisce, nello sviluppo e nella ricerca di nuove forme, una “tranche de vie” ferocemente rutilante. Concludo affermando, senza il timore di essere smentito, che, nella maturità turbinosamente impervia dell’autore in questione, le ultime realizzazioni Realtuali sfuggono alla degenerazione irriducibilmente elitaria che nella sua vita privata (dove ,da quanto ci è dato di sapere, ogni resistenza passiva è stata superata) assume tendenze comportamentali caratterizzate da “pastiche” genialmente struggenti. Per questo motivo, dal lavoro di PierGiorgio Cremasco, ci aspettiamo, in futuro, altre piacevoli sorprese.

Guido Visentin

 

01/04/2015 - "CREMASCO, realtuali" di Salvatore Fazia (poi 03 aprile, 07 aprile)

Con Cremasco bisogna ripensare tutto da capo, perché ci troviamo di fronte ad un’altra lingua, di cui intanto fornisce l’alfabeto, ma questo preso nel vuoto della sua ordinalità, e cioè non nell’ordine di un a-b-c, ma nella cardinalità di una letteralità che inventa la sua estensione senza mai organizzare un qualche sistema, insomma come se la a aprisse a un proprio sistema, la b a un altro ancora e la c a un altro.

Non è un caso che un’altra rivoluzione dello stesso tipo è quella stessa di Jacques Lacan, che incantato di fronte al nodo borromeo tiene le sue lezioni con le quali una figura topologica gira e rigira i suoi anelli andando a finire senza mai finire all’immaginario, al simbolico e al reale, infine al sintomo.

Quale può essere l’accesso a un tale linguaggio?

La Cosa dice Lacan è nel registro del significante, ma una letteratura della lettera è di una fattispecie dell’onnipotenza, da cui l’infinita beanza di una narrazione fantasmagorica senza errori, considerata nella sua perfezione, e immaginando un programma dov’è il fantasma il sintomo, il quale appena installato governa.

Lacan s’interessa ai nodi in quanto sono un supporto del simbolico, dell’immaginario e del reale, nonché del sintomo, Cremasco fa la stessa cosa e forse in vista della stessa ragione, peraltro già freudiana: l’allegria dello spirito e il trionfo del piacere.

Salvatore Fazia

***

03/04/2015

 

IL BUON USO DELL’INCONSCIO

…il soggetto rinuncia a incontrare l’Altro

→ e si chiude narcisisticamente in se stesso

…Il desiderio viene facilmente confuso con il godimento autistico, privo di una dimensione di relazionalità responsabile. Ma che cos’è più precisamente il desiderio? L’Io non decide il desiderio, ma è deciso dal desiderio; nell’esperienza di desiderio l’Io non è mai padrone di se stesso; ebbene,l’esperienza del desiderio viene a smentire proprio questa credenza dell’Io, nel momento in cui l’Io stesso è spinto, portato, invaso, superato dal desiderio inconscio. L’invidia non è solo ostilità nei confronti di qualcuno che ostacola la soddisfazione di un desiderio sorto all’intrusione di un altro, ma è anche idealizzazione dell’oggetto invidiato, concepito come personificazione dell’ideale. Di qui l’oscillazione del desiderio invidioso tra aggressività e idealizzazione…

... ... ...

 

Ma il giorno giovedì 2 aprile 2015 0.56 ricevo questo:

Caro Salvatore, ho capito pochino ma mi bastava benissimo così, grazie. Al più presto la pubblicherò nel sito.

Subito sono rimasto male, perché m’è parso di capire che il mio amico sia rimasto male, ho letto come se fosse stato scritto questo: va bene, ho capito che non hai voluto impegnarti, la cosa non ti ha interessato, così ne sono rimasto un po’ mortificato, non ho corrisposto alla sua domanda e questo non va bene, ma io ne avevo la scusa

infatti

il giorno dopo, il 3 aprile mi sveglio e penso questo:

allora, adesso gli scrivo tutto, così capisce che non ho voluto approfondire il discorso, è che il discorso portato in fondo a tutta l’analisi comportava una conclusione drammatica, che ho voluto evitare.

regola

L’Io non sa nulla dei desideri dell’inconscio

Trama

L’artista si chiama Giorgio, Giorgio fa l’artista, perché fa l’artista? cosa c’è che non va? l’arte infatti è l’organizzazione del vuoto, il vuoto è relativo alla relazione di vita con il REALE, alla reazione al reale tramite L’IMMAGINARIO e il SIMBOLICO, infatti Giorgio compie e svolge tutta l’azione dentro un certo insieme di cose immaginarie, le cose sono immaginarie perché sono a se stanti e poste fuori della realtà secondo un alfabeto e dentro un pensiero di pura e semplice immaginazione, sono presentate e collocate infatti dentro uno spazio vuoto, questo vuoto è segnalato da parole che mostrano una messinscena, schematicamente ordinale e mai incardinate, e cioè come puri emblemi simbolici senza cardini semantici, le parole sono queste: HOME MOSTRE MODULI SCULTURE PITTURE FOTO VIRTUALI FLAUTI CONTATTI REALTUALI, dunque non sono cose reali ma viene anche detto che sono realvirtuali e cioè fuori e in loro vuoto, dove recitano significati vuioti e immaginari, recitano a memoria, e le memorie mostrate sono immagini annotate e connotate di alcuni eventi vuoti e reali: animali, persone, gente del pubblico, un piccolo teatro da convocare, eventi passati in scene, così c’è un massimo di citazioni e ricordate in date simboliche e vuote, l’artista vuole e mostra tutto il lavoro di un immaginario dove figure, forme e icone costituiscono un piccolo museo di memorie in attese di commemorazioni, e dunque secondo un mondo dove l’artista sprofonda e si disperde in un immaginario molto semplificato e senza significato e per questo genericamente complicato, da far perdere le tracce di sé, dove soggetto vivente si porta a farsi pensare come artista, come il costruttore di tutta questa antologia di mostre, e del loro contenitore simbolico, vuoto, e solo visto in se stesso e come impianto dentro il quale s’intravede tutto un grande desiderio e una incessante libido appassionata, che funziona e non funziona come un puro e semplice impianto la cui complicazione fa pensare a una grande e incessante ossessione, e poi chiude il tutto e mette da parte nella mostra che intitola OGGETTI REALTUALI, con tanto di testimonianza critica, con tanto di rappresentazione in forma di annunciazione e direttamente confessata come prima mostra on-line, dice l’artista: «questa è la mia prima mostra on-line composta da quattro sezioni:anelli, bottoni, sculture, appunti. É il risultato di un lungo percorso che mostra dove sono giunto ma non credo che sia concluso. Se sei interessato a vedere gli oggetti che creerò in futuro puoi iscriverti alle newletters e ti terrò informato. Comunque i nuovi oggetti inseriti in questo sito saranno pubblicati anche in Facebook, come in ogni mostra che si rispetti c'è un libro delle presenze in cui puoi lasciare una firma e un eventuale commento. Mettilo qui di seguito e ti ringrazio fin d'ora», dove il piccolo manifesto sa di messinscena, di inventato, di fine virtuale, in cui tutte le figure e le forme puntano a presentare un mondo ricco di cose e di pose immaginarie e simboliche di pura libido tra estasi e enfasi, e dove il reale viene letteralmente ingoiato dal virtuale, nel cui vuoto stanno in sé e fuori di sé. E dove l’artista, fa l’artista, e  si gioca tutto in un colpo.

 

il pensiero si produce una divaricazione irrecuperabile:

penso dove non sono, dunque sono dove non penso

La novità epistemologica della psicoanalisi consiste nel fatto di porsi come una scienza della causalità psichica che peròsappia includere al suo interno la nozione di senso

l’azione dell’immagine sul soggetto

del soggetto sull’immagine reiterata, ritrattata, dispersiva

narcisistica, speculare, morfogena.

il Narcisismo

come potere identitario, esclusivo, alienante

 in una specie di scacchiera dove i pezzi, i posti e le mosse svolgono una partita in cui il gesto di confidenza e di sfida è costituito sistematicamente da una sorta di SCACCO MATTO, che è matto perché è arrivato al punto d’attacco alla regina, la DONNA o la REALTA’, e dunque irrimediabilmente alla COSA di tutta l’azione dell’impresa artistica, trovata, permutata, contraffatta, inanellata, fidanzata, inclusa e esclusa, perduta e rovinata, ricostituita in frammento e cioè quella cosa già da ALTRI è stata definita e descritta come la sposa messa-a-nudo, ma-senza-l’anche, anzi-con-un-mai, ecco: questa costruzione/distruzione della fascinazione libidica dell’Io, la cui fascinazione narcisistica si mostra in questa lunghissima storia di un artista allo specchio, nella credenza folle di sé, che ne comporta e sostiene l’intera odissea e l’incarnazione paranoica, nel finale di un fidanzamento portato a monte, dopo un così lungo desiderio, e dove l’oggetto persecutore è l’oggetto stesso del desiderio, perché la creatura universale idealizzata viene a essere crocifissa e fatta fuori dal gesto in concorrenza di NARCISO improvvisamente esploso nel gesto di CAINO: si veda il contorcimento dell’icona femminile STRONCATA, alla fine dispersa dalla diaspora topografica, dall’immaginario di una estenuata e incontenibile alienazione, dov’è di cuore è rimasto SOLO IL CUORE della passione paranoica. L’intero dramma, NASCOSTO NELLA PASSIONE DEL VUOTO e contro ogni verità dialettica del reale. Il sintomo - la sua pulsione - è stato quello di credersi un Io, e poi quello di servire questa credenza, supposta come suprema idealizzazione, la cui follia si dedica a vuoto in quella organizzazione passionale del vuoto che è l’arte dove se ne cova e se ne protegge la supposta sovranità. E per immagine morfogena quella icona femminile, ridotta ad icona mozzata e poi giocata come tale, la cui strana dolcezza strana sembra quella di cui parla Nietzsche, di qualcuno cioè che ha visto il reale andare a fondo, l’immaginario disperdersi ai quattro venti e il simbolico contratto nel povero monumento di un desiderio mutato a morte. Siamo soli e senza scuse, Jean Paul Sartre.

Salvatore Fazia

Nb.

Con Duchamp una nuova destrutturazione del linguaggio artistico (sia visivo che poetico) ha avuto luogo. Per Duchamp, come già per Mallarmé, nell’opera d’arte espressione e comunicazione si separano. L’opera, infatti, non ‘rappresenta’ più, ma semplicemente si auto-rappresenta, per cui l’atto di produzione di un testo o di un’opera diventa un atto di auto-riflessione o di auto-rispecchiamento infinito. Nessuna concessione è fatta alla comunicazione. Si capisce allora come la poesia ‘visuale’ mallarméana e la visione ‘poetica’ duchampiana diventino lo strumento privilegiato per questo nuovo tipo di esperienza artistica e si capisce anche come quest’opera risulti ‘difficile’ per chi cerchi in essa la comunicazione o la rappresentazione di tipo convenzionale.

 

***

07/04/2015

...sei arrivato (artisticamente) ad un livello di espressione superiore ( già i labiritmi erano notevoli) .....e da ultimo sopporta compassionevolmente il rumore (noise) di Salvatore Fazia che finge di parlare agli altri mentre sta parlando di se stesso.

...tutti i poeti, i creativi, parlano di se stessi, gli altri, gli ausiliari si danno da fare ai servizi, operano per conto terzi e parlano degli altri... 

 

04/04/2015 - "Continuità" di Ottavio Girardello (poi 15/04/2015)

1) La continuità e la coerenza della tua ricerca nello spazio e nel tempo vogliono dire una cosa sola: che sei vero, autentico, originale, che sei sincero e onesto con te stesso e col mondo.

2) le tue ultime creazioni non hanno scala, nel senso che vanno bene come oggetti da indossare e potrebbero andare anche meglio come grandi sculture sia in spazi urbani che in aperta natura

3) perché la loro forma tocca l'archetipo, visualizza l'energia creativa nella sua dinamica primordiale, e contiene la crescita biologica, l'anatomia, le galassie.....

4) sei arrivato (artisticamente) ad un livello di espressione superiore ( già i labiritmi erano notevoli) .....e da ultimo sopporta compassionevolmente il rumore (noise) di Salvatore Fazia che finge di parlare agli altri mentre sta parlando di se stesso.

Con amicizia e gratitudine.

***

15/04/2015

Trama
L'artista si chiama Giorgio, Giorgio fa l'artista, perché fa l'artista? Cosa c'è che non va?
Trama 2
Il pensionato si chiama Salvatore, Salvatore fa il pensionato, perché fa il pensionato? Cosa c'è che non va? La pensione è infatti l'organizzazione del vuoto, .....

 

 

07/04/2015 - "DENTRO E FUORI" di Beniamino Ponza

Carissimo Piergiorgio ho rivisto con piacere in questa tua mostra tutto il tuo percorso creativo. Rivedendo certe opere mi fanno ricordare gli anni passati assieme a Valdagno negli anni ‘80, quando ancora su carta buttavi giù qualche idea e poi realizzavi con la creta, questo vale anche per le fotografie, per gli strumenti musicali e per le immagini computerizzate. Tutto quello che hai fatto dovrebbe essere diffuso in larga scala nel mondo dell’arte, ma soprattutto a Valdagno in uno spazio permanente. Ho riscontrato nella tua arte un DENTRO E FUORI che in realtà sono gli atteggiamenti di ogni giorno di ogni uno di noi. Come di mattina ci vestiamo, entriamo nei pantaloni, poi usciamo di casa, entriamo in macchina, e così funziona il nostro corpo come respirare parlare ecc.. ecc... Un interessante percorso che attraversa tutte le forme espressive. La diffusione del sito può essere anche un insegnamento per quelle persone che si affacciano nell’apprendere e nel fare arte, dalle tue ricerche possono trovare maggior chiarezza nel fare arte e cosa è veramente l’arte, è un patrimonio culturale che deve restare nel tempo.

Ponza Beniamino

Con amicizia e gratitudine.

 

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Commenti   

#39 nadia 2015-08-04 10:23
...sono una delle amiche bergamasche di Ines... c'è voluto un bel po' di tempo perché mi dedicassi a riordinare le mail ritrovando la tua della mostra. Alcune forme mi sono piaciute molto, sono morbide e direi da seguire con il tatto. E' come se solo il vederle non fosse abbastanza. Grazie a te per la mostra e buona vita a te e Ines
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#38 Danilo F 2015-08-04 10:22
Immagini armoniche che evocano mondi surreali dove le forme si estendono all'infinito delicatamente
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#37 andrea DV 2015-05-28 16:25
Mi ha sempre incuriosito Giorgio per la sua capacità di penetrare la forma, la materia, quale essa sia e, di rivelarne i contenuti
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#36 Simone Picco 2015-05-28 13:34
Le animazioni sono degne dei megaprogetti che si vedono nei documentari riguardanti automobili e altri aggeggi meccanici!
Poi avendo visto alcune sculture realizzate e sapendo quanto hai lavorato al progetto, apprezzo ancora di più il risultato finale tanto da aver dato l'indirizzo del sito ad alcuni miei amici pregandoli di esprimere un giudizio!

Trovo che ci sia anche spazio per un ulteriore sviluppo del lavoro, questo è importante per un progetto!
Un lavoro che non può evolvere e trasformarsi non lo trovo molto interessante! In tutti i tuoi progetti invece vedo un filo conduttore, segnale questo, di una continua evoluzione e continua ricerca!

Nel progetto "finito" vedo il frutto del tuo "non accontentarti mai dei risultati ottenuti"!

Ciao e complimenti!
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#35 Paola 2015-05-28 07:46
E' stato un 'viaggio' meraviglioso, un'immersione fantastica nel tuo mondo, fra i tuoi 'oggetti'....
...ancora....
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#34 Andrea Nasc 2015-05-19 11:26
complimenti, bravo!
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#33 Anna Maria Ronchin 2015-05-11 18:20
E' piacevole scoprire un artista di spessore dalle parole di un'artista d'eccellenza come Carla Riccoboni!
E' evidente che la ricerca di Cremasco è matura per l' efficacia del risultato che spazia liberamente nei diversi settori delle arti visive. Apprezzo in particolare i film virtuali di grande impatto, sintesi del valore simbolico della sua arte, modello per la riflessione e la contemplazione.
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#32 Giuseppe Meneguzzo 2015-05-10 17:33
Ciao P.Giorgio, mi viene da pensare ad una specie di terapia della forma. Ad un superamento dell'organico in direzione della paleontologia oppure verso le invenzioni del cosmo.
Molto probabilmente tu non dai tanta interpretazione alle tue creazioni ed è la mia fissazione esistenzialista a fare questa lettura.
Comunque l'arte resta l'ultimo baluardo del mistero e del sacro.
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#31 CRISTINA NORIS 2015-04-29 19:11
Mi sono lasciata catturare dal fascino di queste forme...davvero coinvolgenti. Complimenti !
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#30 Francesca Raineri 2015-04-28 15:36
Sono forme sempre affascinanti, raffinatissime, algide ed enigmatiche nella loro logica autogenerante.
Trovo interessante il fatto che l'operazione, coerente con le sculture, si colloca tra reale e virtuale, questo doppio livello.
Grazie !
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